La Festa Tradizione & Riti Religiosi
Il periodo in cui si svolgono i festeggiamenti dura circa 28 giorni, dal capodanno sino alla domenica più vicina al 27-28 di Gennaio.
Nell’intero periodo si svolgono varie manifestazione che richiamano vari aspetti della vita del Santo, sino a giungere al giorno della festa il 20 Gennaio.
La Bula
La prima manifestazione in onore di San Sebastiano è la Bula che cade il sabato più vicino al 13 Gennaio. Al tramonto una rumorosa e numerosa schiera di adulti e bambini, prende posto davanti alla cancellata della chiesa di S. Maria Assunta, si procede alla distribuzione e alla accensione dei mazzetti di Bula (inflorescenze dell’ampelodesmo, anche detta “disi”), e in seguito un immensa fiaccolata si snoda per le vie della Città accompagnata dal suono di un tamburo, sino a ritornare in Piazza Duomo davanti alla Chiesa di S. Maria Assunta. Qui ogni devoto, butta al centro della piazza quel che rimane della Bula, si forma un grande falò, i ragazzi più intraprendenti « saltano sul fuoco », un elemento di grande valore simbolico e soprattutto purificatorio.
La fiaccolata simboleggia la ricerca nella notte di Sebastiano, da parte dei soldati di Diocleziano, in seguito alla condanna, da parte dello stesso imperatore, a quello che sarebbe poi stato il primo martirio.
Festa d’u ddàuru
La domenica precedente la Festa, in mattinata, al rientro dalla processione di S. Antonio Abate, i devoti danno inizio alla Processione dell'Alloro, che ricorda che S. Sebastiano fu legato ad un albero di alloro durante il primo martirio. La processione ha inizio davanti al Palazzo della Città, dove, già di primo mattino, si possono vedere esposti i primi rami di alloro ed anche di “darifogghiu” (agrifoglio) tutti agghindati con nastri, bacche di pungitopo ed anche mandarini ed arance. Dopo il rientro di S. Antonio nella Chiesa di S. Nicolò, al suono di cornamusa e tamburi, i devoti danno inizio alla sfilata dell'alloro lungo le vie della Città fino alla Chiesa di S. Maria Assunta. Qui viene benedetto e lasciato in omaggio alla Chiesa di S. Maria o di S. Nicolò e molto spesso posto lungo le principali vie della Città durante il periodo dei festeggiamenti.
A fujitina da vara, la prova, i panitti
Nel pomeriggio del 18 gennaio nell'ambito dei festeggiamenti in onore di San Sebastiano Martire, si rinnova un rito secolare di difficile interpretazione, a fujitina da vara. Nell'ora vespertina alcuni devoti trasportano la Vara, senza il Santo, dalla Chiesa di S. Maria lungo la ripida via Pizzuti, sino alla Chiesa del SS. Salvatore ed ivi la lasciano. Tale atto rappresenterebbe il tentato furto da parte di malviventi delle reliquie del santo. Furto che, però, non riuscì a compiersi e le reliquie furono dunque recuperate.
La sera dello stesso giorno, nella chiesa di S. Maria Assunta, il Santo viene portato fuori dalla cella, in cui è posto per tutto il resto dell’anno, vestito con l'oro che i devoti nel tempo hanno donato e si procede all'esposizione del Santo ai fedeli, questo rito è chiamato « la Prova ». Durante la Messa sono benedetti i “ Panitti “ di S. Sebastiano, piccoli pani fatti con frumento bianco e distribuiti ai fedeli presenti in Chiesa e successivamente ai fedeli nella Città e nelle contrade. Essi simboleggiano i pani che San Sebastiano portava durante la notte ai cristiani nelle catacombe.
La vigilia
Il pomeriggio del 19 gennaio si svolge la processione delle reliquie del Santo dalla chiesa di Santa Maria Assunta sino a quella del SS. Salvatore dopodiché la vara viene riportata nella chiesa di Santa Maria Assunta e ha inizio la funzione “du vespru” (Vespro Solenne) alla fine della quale il simulacro del santo viene posto al di sopra della suddetta vara. Finita la funzione viene sparato il cosiddetto “jocu focu” (giochi d’artificio) in onore del Santo, che può essere egregiamente osservato dalla piazza principale della città che per l’occasione è gremita di gente.
La festa
La festa cade sempre il 20 di Gennaio. Sin dal primo mattino si riuniscono davanti la chiesa di Santa Maria Assunta e per le vie del paese i “nudi”. Loro sono i devoti di San Sebastiano, cioè coloro che hanno fatto voto ad esso. Gli uomini, scalzi, vestono tutti di bianco con un fazzoletto legato al cinto in modo che due punte di esso scendano sul davanti, le donne sempre di bianco vestite portano il fazzoletto in testa e ad esse, come anche ai bambini, è permesso indossare delle calze sempre di colore bianco. Ciò come ricordo e simbolo della nudità di Sebastiano durante i due martiri. Ai nudi soltanto è permesso portare in processione il Santo posto sulla grande vara lignea finemente intagliata e decorata.
Al rito religioso in onore di San Sebastiano Martire , partecipa anche il Sindaco di Tortorici con la giunta, continuando una secolare tradizione che prende il nome di Senato. I Giurati nel '600, i Senatori nel '700 e i Sindaci dal '800 in poi (autorità politiche nella Città), preceduti dai mazzieri si recavano in Chiesa consegnando, in segno di omaggio al Santo, le chiavi della Città.
Conclusi i riti nella chiesa di Santa Maria Assunta il Santo viene portato in processione per le vie del paese, in primo luogo al fiume Calagni dove avviene la benedizione da parte del parroco. Successivamente si effettua la “questua” per le vie della città. Alla fine della giornata, il Santo viene portato nella chiesa di S. Nicolò dove resterà sino alla domenica più vicina al 28 Gennaio, l’Ottava, durante la quale verrà di nuovo portato in processione e sarà ripresa la questua in modo da ricoprire l’intera area cittadina. Il Santo viene infine riportato nella chiesa di Santa Maria Assunta dove, prima di rientrare, i nudi, fanno eseguire alla vara 3 giri della piazza con il tipico e suggestivo “balletto”.
La festa si considera conclusa il lunedì seguente all’ottava, giorno in cui si svolge la cosiddetta “Missa du Pirdunu”durante la quale si effettua la sostituzione del cotone nel Reliquiario di San Sebastiano e la distribuzione dei frammenti ai fedeli.